Lo avevamo supposto anche noi nei giorni precedenti e non bisognava essere certamente dei geni di diritto penale per rendersi conto che il sequestro di 1,7 milioni di euro non sarebbe stato senza conseguenze per Fabrizio Corona, a cui era stata appena riconfermata la libertà condizionale fuori dal carcere mentre finiva di scontare la sua pena.
E col maxi sequestro l’ex re dei paparazzi si è giocato proprio la libertà: Corona è stato arrestato per intestazione fittizia di beni con la collaboratrice Francesca Persi. L’indagine che lo ha portato di nuovo in carcere nasce da un’inchiesta in cui l’ex agente fotografico risultava vittima di una presunta tentata estorsione per via di un ordigno rudimentale esploso vicino al suo appartamento di Milano, la notte tra il 15 e il 16 agosto scorsi.
Non solo il fiume di denaro – gli 1,7 milioni di euro in contanti – che la donna nascondeva a casa sua, occultati in un controsoffitto, e che secondo gli inquirenti sarebbero frutto dei guadagni “in nero” dell’ex fotografo dei vip: il gip di Milano, Paolo Guidi, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, parla anche di un’altra somma di denaro, compresa tra il milione e il milione e mezzo di euro, occultata in un conto corrente in Austria.
Si tratterebbe di soldi ricevuti come pagamento in contanti per alcune ospitate di Corona in discoteca e altri locali notturni, attraverso la sua società Atena Srl, agenzia che si occupa di eventi e promozioni.
L’ex re dei paparazzi risponde anche di “professionalità nel reato”, sancito dall’articolo 105 codice penale. Fattispecie di reato relativa al “delinquente o contravventore professionale” che “viva abitualmente, anche in parte soltanto, dei proventi del reato”.